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Il granchio blu, sbarcato lungo l’Adriatico dalle coste atlantiche, è diventato il tormentone dell’estate, ma nei fatti è un vero incubo per allevatori di cozze, vongole e ostriche. Dal Sudamerica la formica di fuoco è appena arrivata in Sicilia, portando le sue punture dolorose e danni gravi a germogli e radici. E la cimice asiatica è il nemico dei frutticoltori. Sono solo alcune delle circa 37 mila specie aliene registrate a livello globale, che arrivano da lontano e devastano gli ecosistemi nazionali. Ogni anno nel mondo se ne aggiungono 200. In Italia sono circa tremila e sono diverse centinaia quelle che provocano gravi danni all’agricoltura. In questo episodio di “Madre Terra, l’agricoltura in podcast” capiremo quali sono le rotte di questi piccoli ma devastanti eserciti e quali sono le armi più sostenibili offerte dalla ricerca per contrastarli, anche arrivando a schierare “alieni contro alieni”. Ad accompagnarci in questa esplorazione Silvia Marzialetti, giornalista di Radiocor – Il Sole 24 Ore, Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il Coordinamento della Fauna Selvatica dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e Giampaolo Rubinaccio, castanicoltore di Confagricoltura.
A seguire
È al riparo dagli eventi meteo più estremi, consente un elevato risparmio di acqua, non ha bisogno di pesticidi e non consuma suolo. È l’agricoltura verticale, che coltiva vegetali su più livelli sovrapposti, in ambiente chiuso, indipendente dall’esterno, digitalizzato e completamente controllato. Detta così sembra una formula magica. Soprattutto se si pensa che i cambiamenti climatici rendono sempre più complicata la vita degli agricoltori a cielo aperto, che nel 2050 saremo 9 miliardi sulla terra e che avremo a disposizione il 30% in meno di terra coltivabile rispetto al 1970. L’interesse di fondi di investimento, banche e privati è alto e le fattorie verticali – soprattutto in America, Asia e Nord Europa - stanno vivendo una fase di sviluppo esponenziale, con un mercato che potrebbe arrivare a 30 miliardi di dollari nel 2030. In Italia un manipolo di imprenditori sta iniziando a creare potenziali distretti, in Pianura Padana e non solo. Allora le coltivazioni in campo aperto diventeranno un ricordo? L’agricoltore del futuro sarà un ingegnere? Quale può essere il ruolo di una tecnica di coltivazione agli esordi ma che sta già diventando una vera e propria fucina di soluzioni verso la sostenibilità? In questa puntata di “Madre Terra, l’agricoltura in podcast” cercheremo le risposte con l’aiuto di Micaela Cappellini, giornalista de Il Sole 24 Ore, Stefania De Pascale docente di orticoltura all’università Federico II di Napoli, e Giuseppe Battagliola, presidente di Kilometro Verde, l’ultima nata delle vertical farm tra le più estese in Europa per superficie coltivata.
Episodi precedenti
La vendemmia quest’anno è più leggera e spacca l’Italia in due, con il nord stabile e il sud che potrebbe arrivare a crolli produttivi fino al 40% a causa del clima. E c’è una novità: perderemo probabilmente il primato produttivo mondiale, anche se questo non è così grave come sembra. Ma c’è un altro campanello d’allarme che non si può ignorare: per la prima volta dopo vent’anni il nostro export di vino perde colpi anche in valore. Insomma che succede a una delle più importanti eccellenze del made in Italy? Con l’aiuto di esperti e produttori sul territorio capiremo come stanno cambiando i punti di forza e le criticità del settore vitivinicolo e scopriremo come sta andando il grande rito collettivo della vendemmia, da nord a sud. Ad accompagnarci in questo viaggio, Giorgio dell’Orefice, giornalista di Radiocor/Il Sole 24 Ore, Lamberto Frescobaldi, Presidente di Unione italiana vini, Giorgio Polegato, Presidente Coldiretti Treviso, e Massimiliano Apollonio, responsabile del Comitato vitivinicolo della Cia, la Confederazione italiana agricoltori.