Episodio 326 giugno 2023
Ucciso e dimenticato. La figlia del giudice Bruno Caccia racconta 40 anni senza giustizia
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26 Giugno 1983, Torino, il magistrato Bruno Caccia viene ucciso a poche centinaia di metri dalla sua abitazione da una raffica di colpi. La prima rivendicazione dell'omicidio da parte delle Brigate Rosse, verrà presto smentita, lasciando posto ad una pista meno prevedibile ma altrettanto spaventosa, quei colpi furono sparati dalla ‘Ndrangheta.
A 40 anni dall'omicidio, dopo due processi, è chiaro chi ha ucciso Bruno Caccia, molti dubbi invece restano sul perchè e sul come sia stato possibile.
La figlia Paola Caccia racconta gli sforzi per raggiungere una verità piena sul caso della morte di suo padre. Il primo e unico magistrato ucciso al nord dalla mafia
A seguire
Paolo si è rifugiato in un cono d'ombra, manda dei segnali ai suoi genitori e a quelli che ha scelto di avere come amici virtuali. Sono tutti dentro al suo spazio online. Vicino o lontano in linea d’aria, poco importa. Notte e giorno invertiti, computer acceso. Ma la strada che ha scelto per isolarsi dal mondo non è quella che lo porterà a star meglio. C’è un termine giapponese che definisce i giovani che si chiudono in casa e non vogliono più saperne di uscirne: Hikikomori. Ma chi sono e perché questi ragazzi decidono di scomparire? La storia di Paolo raccontata dalla voce dei genitori. L’analisi di Matteo Lancini psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro, che conosce bene la grammatica di questo disagio.
Episodi precedenti
Il carabiniere Giovanni D'Alfonso muore nel giugno del 1975 in uno scontro a fuoco con le brigate rosse durante la liberazione dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia. Uno dei primi rapimenti a scopo di estorsione delle BR. Il figlio Bruno da allora è alla ricerca della verità che gli è sempre stata negata e che ora spera di ottenere con la riapertura delle indagini e l'avviso di garanzia spiccato contro Lauro Azzolini, 79 anni, ex capo della colonna milanese delle Br. Vie di uscita è un podcast di Luca Benecchi coprodotto da Il Sole 24 Ore e Radio 24, disponibile su tutte le piattaforme di streaming oltre che su radio24.it e ilsole24ore.com.
Il campo profughi di Al-Hol, nel nord-est della Siria, è stato aperto negli anni novanta a seguito della guerra del Golfo, per accogliere i rifugiati iracheni. In questi anni è divenuto il campo degli sconfitti. Di famiglie che vivevano nei territori controllati dall'Isis. Fiancheggiatori del califfato, ex guerriglieri o semplicemente ostaggi. Genti di una regione che ha cercato di trovare una via d’uscita e invece si è ritrovata a vivere il destino dei topi in trappola. In questo episodio la testimonianza della psicologa Concetta Feo che ha operato nel campo per conto di Medici Senza Frontiere.