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La musica e il teatro come terapia collettiva per fare i conti con il trauma della guerra. Alla Filarmonica di Kyiv, la direttrice d’orchestra Larissa Parchomyuk ci apre le porte delle prove generali e ci spiega perché continuare a nutrirsi di cultura è essenziale per superare la paura.
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Dall’aeroporto regionale di Rzesòw in Polonia in treno verso la frontiera con l’Ucraina. È questa la prima tappa del nostro viaggio verso Kyiv all’anniversario di un anno di guerra. Siamo nell’angolo sudorientale della Polonia, una regione agricola e poco popolata, una regione a lungo economicamente depressa che però, negli ultimi anni, ha avviato un profondo processo di trasformazione sulla spinta di quella che ormai viene chiamata “l'Aviation Valley” polacca. Destinazione: la città di confine di Przemysl.
Nella stazione polacca di Przemyshel l'Europa cambia volto. Dallo spazio delle opportunità e dei problemi quotidiani che toccano la Polonia come tanti dei nostri paesi, si entra invece in quello della guerra, che modifica le prospettive e trasforma la vita di chi ne viene coinvolto. Persino la stessa stazione di frontiera assume un aspetto diverso. Da una parte l'edificio neo-barocco per chi viaggi verso l'Europa, dall'altra un basso edificio squadrato ben poco curato dalle autorità locali. Tra questi due punti, tra loro distanti forse duecento metri passa la vita di tanti “pendolari” dell'ultima guerra europea.
Appena fuori dal centro di Leopoli, dove ancora cento anni fa c’era solo fango e campi da dissodare, sorge il cimitero monumentale di Lichakiv. Tappa obbligata per i turisti è la risposta galiziana al parigino Pere-Lachaise. Qui ci sono star di ogni genere: artisti, poeti e persino scrittori padri della patria. Una passeggiata tra i suoi viali alberati è da sempre un tuffo in tre secoli di storia dell’Europa orientale. Quello che nessuno aveva previsto è che la strage di quest'ultimo anno lo avrebbe riportato in maniera così brutale nella cronaca del presente
In un sistema ferroviario che è insieme una macchina per sostenere l’emergenza e una rete logistica per alimentare il fronte orientale, la stazione centrale di Kyiv è il cervello che gestisce l’intero meccanismo. In questo episodio abbiamo appuntamento con Alexander Kamishin, amministratore delegato di Ukrzaliznytsia, la compagnia statale ferroviaria ucraina, diventato il punto di riferimento nazionale della “diplomazia del ferro” che pare essere l’arma forse più potente nell’arsenale di Kyiv
Vent’anni nell’armata rossa facendo carriera in Estremo Oriente, poi il ritorno a casa, a Bucha, un tempo tranquillo villaggio alle porte di Kyiv, oggi teatro delle peggiori atrocità da parte dell'esercito russo. In questo episodio in viaggio nell'Ucraina a un anno dall'inizio della guerra incontriamo Leonid, che ci racconta cosa ha vissuto durante il primo attacco russo a Bucha e perché ancora un giorno prima del 24 febbraio 2022 era convinto che non sarebbe mai potuto accadere
Da quando la capitale ucraina è diventata un bersaglio degli attacchi missilistici e dei droni lanciati dal cielo e dal nord, alcune cose sono cambiate. Mentre il sistema ferroviario vive suo malgrado una stagione d'oro nel segno dei suoi “Iron Men” (e di tante “Iron Women”), la rete metropolitana della capitale è tornata ad essere un punto di riferimento, non solo per il trasporto, ma per la sicurezza che garantisce durante i frequenti allarmi aerei. Quando la sirena entra in funzione, la metropolitana offre un rifugio sicuro e gratuito, e nella peggiore delle ipotesi diventa anche un albergo. La stazione di Arsenalna per esempio, aperta nel 1960 a cento metri di profondità, viene da molti considerata il posto più sicuro del paese.