Riproduci
Jacqueline Lee Bouvier Kennedy il 22 novembre 1963 ha 34 anni. Porta la taglia 42, ma quando lascerà la casa Bianca, di lì a poche settimane, porterà la 38. Jacqueline, quel giorno, ha un unico tailleur con sé: un completo rosa di Chanel, impeccabile. Poche ore dopo il tailleur rosa di Jackie è ancora impeccabile, eppure, con quello addosso, è uscita viva da un attentato, è rimasta sdraiata sul sedile posteriore della limousine coprendo il corpo del marito e schiacciata a propria volta da quello della guardia del corpo Clint Hill che si è gettato a loro protezione. In questa puntata del podcast si racconta l'assassinio di JFK visto ‘mettendosi nei panni' della giovane first lady
A seguire
L’assassinio di Kennedy fu un duro colpo non solo per i Democratici americani, ma per l'America intera, e anche per il resto del mondo. Ai funerali parteciparono 2 milioni di persone: l'immagine più forte di quell'evento resta quella di un bambino, John Junior, che proprio nel giorno in cui seppellivano suo padre compiva tre anni. Stretto nel suo cappottino azzurro, il piccolo John Junior fa un passo avanti e si porta la mano alla fronte per fare il saluto militare. Con questa immagine si chiude il racconto sulla vita (e la morte) di John Fitzgerald Kennedy. Grazie per aver ascoltato il podcast del prof Paolo Colombo prodotto dal Sole 24 Ore.
Episodi precedenti
Gli history telling ideati dal prof. Paolo Colombo – ideatore del format Storiaenarrazione – sono racconti storici che vogliono essere appassionanti, coinvolgenti, emozionanti ma il più possibile seri e documentati, come deve fare un professore universitario. Questo history telling realizzato dal Sole 24 Ore, in collaborazione con l'Università Cattolica, parla di Kennedy e dei miti americani. Partiamo in coincidenza con la ricorrenza del suo assassinio, 22 novembre 1963, e termineremo il 20 gennaio, quando un nuovo presidente cattolico come JFK, Joe Biden, si insedierà al comando di quel grande paese che sono gli Stati Uniti.
Perché gli americani sanno costruire miti potenti ed edificanti sulla propria storia e noi italiani ne sembriamo strutturalmente incapaci? La storia che abbiamo alle spalle è tanto più debole della loro? Forse no. Forse dipende da cosa si racconta, e da come lo si fa. Forse dobbiamo avere il coraggio di tornare a usare parole grandi e forti, come quelle che usava John Fitzgerald Kennedy.
I miti si possono far vivere e farne parte della vita di un popolo oppure si può cancellarli, anche con un semplice tratto di penna. Kennedy era abilissimo a costruire e alimentare miti: altri presidenti no. Prendi il mito della 66, la leggendaria highway che traversa il continente coast to coast: gli americani ne hanno persino fatto, con Cars, un cartoon di straordinario successo e di altissima qualità narrativa. E noi? Come raccontiamo la nostra Salerno-Reggio Calabria?
L'omicidio di Kennedy è stato filmato, in ogni suo istante. Eppure è un evento ancora avvolto nel mistero. Più si prova a far luce su di esso e più emergono zone d'ombra. Si parla sempre, non a caso, del ‘mistero' dell'attentato a JFK. Ma la parola ‘mistero', in origine, portava in sé il significato di ‘serrare i labbri'. Questo è il cuore della vicenda: serrare i labbri di Kennedy, perché le sue parole erano la sua forza principale.