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Immagazzinare ricordi. È quello che fatto Paola, dopo la scomparsa di sua madre. E mentre la vita scorre, lei si ferma un attimo per rassicurarla: “Va tutto bene”.
A seguire
“Cerca di migliorare il tuo piccolo angolo di mondo”. L'autrice di questa lettera pensa a questa frase quando cerca di insegnare alle sue figlie a essere persone, a concedere un sorriso agli sconosciuti, a tendere la mano a chi chiede aiuto. E sono le sue figlie, a loro volta, a insegnare ogni giorno qualcosa a lei.
Episodi precedenti
Che cosa c'è dopo la morte? Ritroveremo le persone che abbiamo amato e che non ci sono più? Lo chiede, un giorno, nonna Giustina a suo nipote Beppe, che non ha risposte ma che con questa lettera le manda un messaggio.
Fabio è un capotreno, ma durante i tre mesi di pandemia è stato soprattutto un papà: ha imparato a cambiare i pannolini, a scaldare alla temperatura giusta la pappa, a godersi persino quella sensazione di inadeguatezza che i padri provano davanti a un neonato.
Giuseppe non riesce più a ricordare la voce di sua madre. Gli resta una lettera, una manciata di parole mute, e il rimpianto di non aver registrato quella voce.
È il primo giorno di vacanza, Cristiano ha 19 anni e sta dormendo in camera sua quando suo padre si suicida nella stanza accanto. Lo ha chiamato “papà” troppe poche volte e per questo oggi gli scrive questa lettera.
La cura per la bicicletta è l'insegnamento del nonno di Samuel, che a ogni pedalata ripensa alle sue “lezioni”: adesso che non c'è più, vorrebbe dirgli tante cose, soprattutto che ha seguito i suoi consigli, e che quella vecchia bici fila ancora come il vento.
Un padre con una doppia vita è una cosa difficile da accettare per una figlia. Ma la protagonista di questa storia ce l'ha fatta, con fatica e amore. E adesso chiede scusa per non aver capito in tempo, per non aver saputo perdonare.
Come si fa a perdonarsi quando ci si accorge di aver commesso un errore? Come si fa a dire all'uomo che ami che lasciarlo è stata cosa più sbagliata che tu potessi fare? Con una lettera, che forse però arriva troppo tardi.
Quasi vent'anni di silenzio tra un padre e una figlia, “colpevole” di non assomigliare alle aspettative costruite su di lei. Ma alla fine, quella figlia di scopre più simile al padre di quanto non pensasse perché, se pur distante, ha raccolto tutte le briciole lasciate lungo la strada.
“Sono innamorato di te”: una frase semplice, eppure una frase che M. non è mai riuscito a pronunciare a G. Due vite sulla stessa frequenza d'onda, due vite che non si riescono a incontrare davvero, perché i sentimenti sono rimasti ingabbiati dentro, lasciandosi dietro la nostalgia di qualcosa di non vissuto.